venerdì 19 giugno 2015

[Recensione] Jurassik World

Avrei potuto fare un nuovissimo post dove annuncio la rinascita del blog etc. etc. etc....
Ma non lo farò!
Anche perché da quando l'ho creato 'sto blog campita di post di rinascita per un pubblico che comunque non esiste visto che lo vedo solo io.
Quindi ho deciso di scriverci ogni tanto a cazzum... quando mi sento ispirato... ed inizierò proprio oggi con qualche riga a proposito di Jurassik World.

Iniziamo con il trailerz:


Sembra figo vero?
Il grande ritorno dei dinosauroni, un film d'avventura adrenalinico come tutti ce lo aspettiamo... INVECE NO!
O meglio lo è... ma a metà. Se qualche malcapitato vede ogni tanto la robaccia che pubblico su instagram avrà certo capito che sono un grande fan dei film cosìdetti "di genere" tra cui anche le avventure (anche se rientrano un po' forzatamente in questo insieme).
Ebbene... qual'è il problema? Ecco, il problema sta nel voler mettere ad ogni costo un background dei personaggi ed alcuni temi tipici dei blockbuster e dei film americani anche in quei film (come Jurassik World) che non ne necessitano.
Chiariamo: Siamo in un parco pieno di dinosauri, alcuni di questi scappano dal recinto, da qua inizia la sopravvivenza e il disperato tentativo di sconfiggere il boss finale, qua rappresentato dall' Indomitus Rex, un incrocio genetico tra un Velociraptor, un T-Rex e (lo dicono nel film) anche una seppia e una rana (se non erro), quindi occhio perché probabilmente avrà anche dei tratti genetici tipici del vostro cane. Sebbene l'ignegneria genetica sia il cancro dei film horror/avventura/Sci-fi degli ultimi 10 anni, rappresentava anche una delle poche scelte per dare un senso all'ennesimo sequel del brand... quindi ci possiamo stare.
Insomma, abbiamo il nostro megalucertolone, un'isola dal quale è difficile scappare, tanti dinosauri... cosa non funziona? Quello che davvero non funziona e che spezza molto l'atmosfera sono appunto i protagonisti, con i loro background forzati in un film del genere.
Il protagonista maschile è ovviamente il classico DURO che non deve chiedere mai che solo con uno sguardo ed una manina alzata riesce a tenere a bada i temibili Velociraptor che lo vedono (come il resto dell'audience in sala) come il masco alfa, beta e gamma al quale portare rispetto. Poi abbiamo la fredda, ma figa, figlia di Ron Howard che fa la scienziata/addetta al marketing, che ovviamente non potrà resistere dal BACIARE con passione il maschione dominaraptor tra una fuga e l'altra.
I bambini sono la parte più odiosa. Se nel primo Jurassik Park erano caratterizzati in modo semplice, lui era un appassionato di dinosauri e sapeva tutto, lei no e voleva solo andarsene, qua ovviamente devono essere figli del 2015 quindi: i poveri bambini hanno i genitori che stanno divorziando quindi la madre li manda dalla zia (la scienziata scopadomatorididinosauri) perché "deve essere una vacanza di famiglia" (ovviamente loro non partecipano) la quale li sfancula ad una assistente che li perde nella bolgia del parco. Questi poveri bambini sono talmente tormentati dal divorzio dei loro genitori che non possono fare a meno di pensarci e discuerne mentre dinosauri alti mille metri cercano di mangiarseli a colazione...

Insomma.. alla fine il risultato è un pastrocchio, non saprei dire altro... anzi in realtà ne avrei.. ma sarei troppo lungo.. quindi vi lascio a questo video trovato sulla rete che è troppo divertente e spiega molto meglio di me (e del mio pessimo italiano scritto) di cosa stiamo parlando:


sabato 13 dicembre 2014

Nuovo Progetto - [In Scrittura]

(Le anime Geometriche)


"Il mondo non è abbastanza piccolo perché possa entrare tutto nella tua testa"

lunedì 23 settembre 2013

Il reboot dello stento... riparte il blog!

Eccoci qua, di nuovo a dire che il blog ripartirà.
Questo è un periodo veramente burrascoso, la fine della triennale, la tesi, l'incertezza cosmica verso il futuro cosa fare? "Devo uscire me ne devo andare, da quaggiù!" [cit.],  davvero non si sa dove sbattere la testa, se continuare a studiare, se si dove farlo... quindi in questo momento di grandi trasformazioni e incertezze ecco che sento il bisogno di ri-editare il blog, cambiando ancora la veste grafica, stavolta però di pochissimo dai.
Magari scrivere qua potrebbe aiutarmi a decidermi meglio chissà magari proprio scrivendo delle varie scuole di cinema che ci sono in Italia e dalle quali spesso si rimane scottati!
Restate sintonizzati che a (molto breve) scriverò quello che penso.

Ci riaggiorniamo!

Nkc90

lunedì 13 maggio 2013

Fede Alvarez - La Casa



"La Casa", un nome molto importante nella storia del cinema horror e splatter, "La Casa" è prototipo del classico film horror, è il canovaccio su cui cucire tantissime storie,  questa "Casa" (intesa sia come luogo che come film) è la maledizione e benedizione del genere horror.
Cosa voglio dire con queste affermazioni è molto semplice, il film che mi accingo a recensire si intitola
"La Casa" (Evil Dead, Fede Alvarez, USA, 2013), per chi non lo sapesse altro non è che un remake/rivisitazione del classico dell'horror a basso costo "La Casa" (Evil Dead) di Sam Raimi del 1981, questo film a suo tempo è riuscito a far conoscere al grande pubblico il giovanissimo Sam Raimi (aveva 21 anni quando diresse il film) ed a generare due sequel: "La Casa 2" (Evil Dead II: Dead by Dawn, USA, 1987) e "L'armata delle tenebre" (Army of Darkness, USA, 1993) tutti diretti dallo stesso regista. Questa serie, con gli anni diventata un vero fenomeno CULT, ha notevolmente contribuito alla storia del cinema dell'orrore, la storia (fatta eccezione per l'armata delle tenebre che merita un discorso a parte) prevede in sostanza degli amici isolati in una casa da qualche parte in un bosco che, ascoltando una registrazione, risvegliano un demone che li perseguiterà facendogli passare dei brutti momenti.
Questa è una di quelle trame talmente banali da sapere decisamente di già visto, effettivamente è così, i film di Raimi pescano a piene mani dal passato del cinema horror regalandoci però un prodotto ben confezionato, nonostante i budget bassi (che sono andati comunque crescendo di film in film), che diventerà modello di tantissimi film futuri a tal punto da svalutarne la qualità, intaccata proprio dalla mole di film/clone che sono usciti con queste ambientazioni, tutto questo fino all'intelligente presa di coscienza del neoregista Drew Goddard e lo sceneggiatore Joss Whedon che spingono il pubblico ad una riflessione della situazione in cui versa il cinema horror con il loro "Quella Casa nel Bosco" (USA, 2012) la cui essenza è stata compresa da pochi.

Insomma... il cinema horror è pieno di case traboccanti di mostri, fantasmi, demoni e quant'altro, oltre il fatto che l'originale di Raimi è diventato un cult anche per il basso budget, per la creatività del giovanissimo regista e sopratutto per il suo umorismo, per le scene slapstick a metà tra l'horror e la commedia, quindi che bisogno c'era di un remake con un buon budget, tra l'altro finanziato da Raimi stesso in veste di produttore che sembra avere toni molto più cupi e seri? Nessuna, pensavo all'inizio, ma dopo aver visto il film non posso che ricredermi.


(A Sx Fede Alvarez, a Dx Sam Raimi)

Il film di Alvarez si discosta molto dall'originale di Raimi, sopratutto per quanto riguarda la sceneggiatura, quindi anche chi si è già visto la vecchia trilogia può pensare di dargli un'occhiata.
Il tutto inizia subito con una scena spiazzante, una ragazza è legata ad un tronco, una donna sta leggendo un misterioso libro e il padre le versa addosso della benzina per darle fuoco, bruciarla pare essere l'unica soluzione per "salvare la sua anima", la ragazza piangendo cerca in tutti i modi di convincerlo a risparmiarla dicendo tra le lacrime qualcosa come "Papà no ti prego, io ti strapperò l'anima.." una frase del genere detta in quel modo ti spiazza, specie se dopo un secondo alla ragazza si rigirano gli occhi e inizia a insultare il padre con un linguaggio molto più scurrile. Perché questa scena dovrebbe spiazzare? Ecco, a mio avviso perché getta un dubbio sul taglio che il regista vuole dare al film. Diciamocelo: questa scena provoca un'ilarità abbastanza forte, ti viene da pensare che tutta l'opera sarà contornata di quell'umorismo alla Raimi che pervadeva anche le originali pellicole (in particolare la seconda e la terza), ma tutto questo sarà smentito durante il resto della pellicola.



Un gruppo di amici decidono di isolarsi per un pò di tempo in una casa nel bosco per aiutare una ragazza del gruppo, tossicodipendente, a disintossicarsi. A questa "procedura terapeutica" parteciperà anche il fratello della tossica nonché vecchio amico del gruppo, che in passato si era allontanato da tutti andando a lavorare in un altro luogo mentre a casa la sorella accudiva la madre malata di mente.

Anche qua tutto in regola è il canovaccio classico dei film dell'orrore.
Il problema della maggior parte dei film horror è che passano almeno 30/40 minuti di pellicola tranquillamente, mostrandoci un pò i personaggi, il loro background puntando su un'idea di "Guarda come sono felici adesso, guarda, guarda ancora come sono rilassati, tra un pò la loro vita sarà un'inferno", il mio punto di vista è che tutto questo spesso non serve, sopratutto nei film di questo genere. Fortunatamente Alvarez ce li risparmia, infatti nel giro di poco tempo i ragazzi troveranno un malefico libro nel sotterraneo della casa e, una volta letto, libereranno il fatidico demone che inizierà a perseguitarli per... più o meno tutta la durata del film.
Questo a mio avviso è il punto vincente del film, risparmiandoci troppi sproloqui o analisi medico/scientifiche, troppi "pensieri al passato dei personaggi" (badate bene, non sono assenti, ma almeno non sono tediosi), il film ci getta quasi immediatamente contro il pericolo del demone con un ritmo molto sostenuto che non ci mollerà per quasi tutta la durata del film, non ci saranno grandi momenti di calma, susseguiti da momenti di ricerca, susseguiti a momenti di suspense con uno schema che ricorda molto un'onda sinusoidale, il nemico qua è sempre dietro l'angolo! Non c'è il tempo di fare tanti pensieri che subito aggredisce uno ad uno tutti i personaggi, si deve essere cauti perché una volta che il demone riuscirà ad impossessarsi di 5 anime dal cielo inizierà a piovere sangue ed allora sarà la catarsi.

Tutto bello, tutto molto buono fino al finale che, a mio avviso lascia un poco di amaro in bocca, ma neanche tanto. Senza voler dire nulla per non spoilerare agli eventuali lettori (come se qualcuno leggesse questo blog) il finale lascia un pò perplessi, questa catarsi che si preannunciava non era poi così catastrofica evidentemente.


Un ultima nota di riguardo va allo stile registico della pellicola e ai moltissimi, ovvi, riferimenti ai vecchi film. A quanto pare Alvarez ha usato i vecchi film non come una scenografia già scritta da ridirigere, ma come un canovaccio (di nuovo) per ricostruire una storia, con tono più cupo e serio, condendola con molti riferimenti che faranno la gioia anche dei cinefili incalliti. Alcune riprese aeree con la mdp che si muove tra gli alberi simulando gli spostamenti del demone non possono non ricordare lo stile "Raimi", così come l'ennesima apparizione della sua auto preferita, il famoso fucile di Ash, una motosega... vi ricordano nulla?

Insomma in conclusione questo film merita sicuramente la visione, "non è il solito stupido remake americano" [semicit.], e poi questa nuova "Casa" mi ha fatto venire la voglia di scrivere uno speciale su questo luogo icona dell'orrore.. chissà... magari appena avrò un pò di tempo.

Ed infine-fine-fine... considerando che dal 9 al 16 maggio è in voga la FESTA DEL CINEMA ed ogni film, in ogni cinema, ad ogni orario, in tutta italia costa solo 3€... ma cosa aspettiamo ad andarci?

mercoledì 10 aprile 2013

Susanna Nicchiarelli - La scoperta dell'Alba

Anche oggi mi limito a condividere con voi un evento al quale ho partecipato in prima persona.
A questo giro si tratta di un incontro con Susanna Nicchiarelli con successiva proiezione del film "Alla ricerca dell'alba" e dibattito. Il tutto è successo al DAMS di Roma 3 intorno alle 15:00 del 9 Aprile (oggi se riesco a pubblicare il post per tempo!).

All'incontro erano presenti Susanna Nicchiarelli, Vito Zagarrio, Sofia Scandurra, Fiorenza Scandurra, Jordan River ed Elio Matarazzo.
Ad onor del vero prima della proiezione e del dibattito Jordan River e Sofia e Fiorenza Scandurra hanno presentato un corso per aspiranti filmmaker interessati al 3D, ma di questo spero di riuscire a parlare in un nuovo post, oggi invece vorrei concentrarmi su Susanna Nicchiarelli.

Anzitutto, di chi stiamo parlando?

Susanna Nicchiarelli (Roma, 1975) si laurea in filosofia presso l'università della Sapienza a Roma, successivamente esegue un corso di perfezionamento presso la Scuola Normale Superiore di Pisa (chissà di cosa si trattava, peccato non averglielo chiesto).
Entra e riesce a diplomarsi al CSC di Roma, seguirà un corso di regia ed uno di sceneggiatura presso la UCLA (University of California, Los Angeles).

Al momento Susanna ha all'attivo due lungometraggi: "Cosmonauta" (2009) ed "Alla scoperta dell'alba" (2013).

Non mi metterò a parlare del suo primo film non avendolo ancora visto, ma dal momento che quello che ho potuto vedere oggi non mi è affatto dispiaciuto non posso dire di non essere incuriosito anche da questo Cosmonauta, che tra l'altro pare aver avuto un buon successo di critica risultando vincitore della sezione controcampo a Venezia.

La scoperta dell'alba



Dopo una delle mie solite introduzioni chilometriche eccoci al film.
Anzitutto diciamo che l'opera è ispirata dal libro omonimo di Walter Veltroni, il plot è di quelli semplici, ma interessanti, soprattutto atipici in un panorama italiano spesso banale e standardizzato, infatti introduce un elemento "fantastico" che dona al film uno spruzzo di "genere" e lo gli dona un'alone di interesse. Non nego che in alcuni casi mi ha un po' ricordato il film "Magnifica Presenza" di Ozpetek, non per la trama, ma per l'elemento "fantastico" che funziona ad uno stesso tempo da nodo cruciale della storia e da cornice ad un percorso interiore del personaggio, qua interpretato da una Margherita Buy sempre adatta a ruoli del genere, un pò drammatici e riflessivi, come del resto lo stesso Ozpetek ci ha mostrato ne "Le fate ignoranti".
Tornando al film, siamo nel 2011 (se non erro), Caterina è una donna il cui padre è scomparso quando era piccola, a seguito di un omicidio da parte di alcuni brigatisti, un giorno tornando nella sua vecchia casa al mare Caterina ha l'impulso di telefonare alla sua vecchia abitazione, risponde una bambina "Mi chiamo Caterina", siamo nel 1981, per qualche motivo quel telefono collega due dimensioni temporali diverse permettendo alla Caterina adulta di parlare con il suo io giovane, potrebbe essere l'occasione per scoprire qualcosa di più su suo padre.

Il film funziona decisamente, come già detto l'espediente del telefono rende l'intera vicenda veramente appassionante. Gli attori, tra cui la stessa regista che interpreta la parte della sorella minore di Caterina da adulta, fanno un buon lavoro, anche se è da notare come a volte alcuni dialoghi siano un pò troppo didascalici, in special modo questo lo si nota in una delle conversazioni chiave del film dove si scopre la vera identità del padre: la soluzione al caso è un pò troppo "buttata", per il resto il film funziona e cattura l'interesse.

Come avremo capito parte della storia è ambientata nel periodo del terrorismo in Italia e delle brigate rosse, la regista evita sempre un giudizio personale su quel periodo storico, lasciandolo a cornice degli eventi, questa però (stavolta parlo al personale) non è riuscita ad accattivarmi.
Non sono riuscito a percepire la paura o l'ansia tipiche di quel periodo, interessante a tal proposito un intervento di un ragazzo del DAMS (che adesso riformulo fornendo la mia interpretazione), noi giovani non abbiamo vissuto quegli anni, non abbiamo ben chiare le vicende che poi così chiare non sono state mai, quindi forse per questo non ci riconosciamo troppo in quel frammento di storia Italiana, forse è per questo che ci ha attirato più la storia del padre che non il contesto storico, questa sensazione è invece stata diversa per i professori o coloro che in aula potevano dire "io c'ero, conosco la storia", per loro forse il film ha avuto anche un effetto nostalgico o comunque è riuscito a muovere determinati cardini che invece hanno lasciato più impassibili spettatori più giovani facendo di questa film un opera a più "strati".

In ultimo da notare è la colonna sonora del film che, oltre alla canzone cult "Video kill the radio stars", vede la partecipazione del gruppo torinese Gatto ciliegia contro il grande freddo, della quale so ben poco e quindi vi rimando al link del sito ufficiale.


Susanna Nicchiarelli alla fine della proiezione, come detto, ha partecipato ad un dibattito dal quale sono venute fuori diversi argomenti che trovo molto interessanti farò, tempo permettendo, un resoconto su di un nuovo post, nel frattempo vi lascio con questo e vi consiglio caldamente di vedere il film che sicuramente ne vale la pena.

lunedì 18 marzo 2013

Museo Nazionale del Cinema di Torino

Come detto ho avuto la fortuna di visitare il Museo Nazionale del Cinema di Torino (MNC per gli amici) ed eccomi qua a parlarvene un pò, così di primo acchito la prima cosa che mi viene in mente è: Se amate il cinema, andateci!

N.B.: Ho avuto la fortuna di assistere all'inaugurazione di una cappella (sul 3D), in fondo al post il video! ;)





Il Museo Nazionale del Cinema di Torino si trova dentro la Mole Antonelliana, il monumento simbolo della città, un pò come se a Roma facessero un museo dentro il Colosseo.
Il museo è articolato su più piani, ad ogni piano corrisponde un certo "campo del cinema" questi piani hanno comunque la forma di una circonferenza, tranne il primo, poiché al centro del museo, al piano terra, vi è un gigantesco spazio con 2 schermi cinematografici, molte "cappelle" tematiche, un ascensore che sale fino alla terrazza della mole (proprio in cima!) e una grande scala a chiocciola che ospita una mostra la quale cambia soggetto periodicamente.

Per darvi un'idea di cosa stiamo parlando vi mostro alcune foto (prese da internet e non fatte da me, a sto giro ero troppo preso da ciò che avevo intorno per scattare foto decenti).



Il primo piano del museo è tutto incentrato sulle origini del cinema, quindi giochi di luce, ombre cinesi, specchi deformanti e riflettenti, lenti, alcuni giochi ottici che andavano di moda come le Lanterne Magiche, gli Zootropi e anche i Feanachistoscopi (appena li ho visti ho pensato al blog ovviamente).

Un piano è dedicato alle fasi lavorative del film, in uno stand è possibile vedere un cortometraggio completo, dopodiché gli stand successivi mostrano le varie fasi di lavoro come la ripresa, il montaggio, il missaggio sonoro etc.. il tutto spiegato da un Neri Marcorè il quale chiude le varie sequenze con delle smorfie e degli sguardi che rovinano un pò l'esperienza, altra nota negativa è che la sua voce si sente pochissimo e male, anche avvicinandosi molto alle casse è difficile capire cosa dice.

Un altra area, un pò nascosta a dire il vero, è dedicata tutta alle locandine d'epoca, infine si arriva al centro del museo (quello che vedete nelle foto pubblicate), dove le varie "cappelle" sono dedicate ai generi cinematografici, infatti ognuna di esse è costruita secondo un particolare stile, avremo una stanza simil-locanda tutta sottosopra per il western, un laboratorio per la fantascienza, una grotta per l'horror e una stanza dedicata all'animazione dove per entrare si dovrà passare attraverso una sagoma di Wile E. Coyote.
Come già detto, ma ci piace ripeterci in questi casi, al centro della maxisala ci sono 2 schermi cinematografici e delle poltroncine (lettini a onor del vero), dotati di casse sul poggiatesta, dove sdraiarsi per vedere dei video di montaggio con spezzoni di film muti e sonori, quest'ultimi avevano come tema comune "la danza", non so se questi video cambiano di tanto in tanto, ma l'impressione è che sia così.


14 Marzo 2013
Inaugurazione Cappella 3D

Durante la mia visita ho avuto l'occasione di assistere all'inaugurazione della cappella dedicata al 3D situata proprio accanto al colosso del dio Moloch di Cabiria, non mi dilungo ulteriormente in quanto sono riuscito a girare un video di tutta la presentazione, vi lascio alla sua visione! :)



Alberto Barbera: Critico cinematografico italiano e direttore del Museo Naz. Cinema di Torino
Lodovico Passerin d'Entrèves: Presidente Consulta per la valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino.

mercoledì 13 marzo 2013

Si Riparte!

Ebbene oggi, 13 Marzo 2013, in queste tarde ore notturne mi preparo mentalmente alla visita della città di Torino che mi aspetta "l'indomani" o per meglio dire "quando verrà l'alba".
Pregustando la mia visita al Museo del Cinema di Torino ho pensato a questo blog... che in fondo l'idea di base non era poi così malvagia, che in fondo ad alcuni è piaciuto ed altri mi hanno addirittura detto che era interessante nonostante i soli 5-6 post pubblicati nell'arco di 2 anni circa.

Ebbene alla fine ho deciso: Si riparte! Anziché dormire (troppo mainstream) mi sono messo rifare la grafica del blog poiché una ri-partenza esige dei cambiamenti, un pò come quando si decide di cambiare vita e si comincia dal tagliarsi i capelli, è un rito, e d'altronde "Ci vogliono i riti" [cit.]

Spero solo che a questo giro starò più dietro al mio progetto e a questo blog, anche scrivendo recensioni  di vari film, che sebbene so già in partenza non se le filerà nessuno possono comunque servire a me per imparare a scrivere decentemente o almeno provarci. D'altronde è per questo che è nato questo blog, sperimentare e esperire il più possibile nell'ambito del cinema e dell'immagine in movimento.

Quindi carissimi, ci riaggiorniamo!!

Nkc90